Partecipo praticamente contemporaneamente ad un mini corso di psicologia e ad uno di teatro.
Il tutto per cercare di rendere meno dissestato il percorso di questa cosa chiamata vita (lo strizzacervelli) che qualcun altro e qualche evento imprevisto hanno recentemente riempito di buche ed ostacoli,e per tornare ad una passione che ritenevo solo momentaneamente abbandonata (il teatro).
La concomitanza dei due eventi mi mette davanti alla necessità o richiesta,mettiamola così, di "stare",mantenere le emozioni che la finzione teatrale richiede anche ad un asino nel campo come me (se no non sarebbe più teatro), e quella di "lasciare andare" che il medico del cervello richiede per uscire da situazioni i più o meno semplici..
Insomma un bianco e nero che mi sballotta anima e corpo nel quale è difficile trovare la quadratura,non fosse altro che per il fatto che appena pensi di aver capito come fare una cosa devi dimenticarla veloce x fare l'opposto. ..
Insomma quando si dice diventare eclettici ,però a forza ...
Scopro anche ,peraltro sia solo l'inizio e quel che vedo è superficiale, che tanti, troppi , partecipano a questi eventi (parlo di psyco) troppo "imparati",pieni di turbe , con l'aspettativa di risolvere la vita ad un corso come si potrebbe rifare il look all'auto lucidando la carrozzeria ,e spesso con la saccenza di chi sembra di conoscere già problema e soluzione, tanto che se potesse si sostituirebbe al docente per dispensare a noi , cioè quei pochi restanti arrivati li col bagaglio minimo ,pillole di saggezza santificate. ..
In compenso altri scambiano il corso di teatro x terapia intensiva,affidando alla recitazione del testo di Shakespeare o chi altro ne so la panacea dei loro mali..
Che non sarà del tutto sbagliato,ma ma un po vincolante.
A guardar bene (si fa per dire) invertire l'ordine dei fattori, insomma metterei quelli del corso psyco a far teatro e viceversa ...
Io non saprei dove stare , ancora troppo sballottato tra "tenere" e "stare"...